Quattro giorni senza neppure una chiamata da Gianni. Mi sento dieci metri sottoterra, ma devo reagire. Oggi ho lavorato parecchio: di mattina sono andato a vedere le casette di Albugnano con Bruno, un affare interessante in cui ho deciso di investire anch’io un po’ di soldi; nel pomeriggio ho dato una mano a Mayra al vivaio, dove sono arrivati diversi clienti, quasi tutti mandati dalla signora Bozzoli a comprare delle varietà di rose particolari che nel frattempo mi sono procurato. A quanto pare il passaparola funziona.
Ora sono piuttosto stanco e ho voglia di riposarmi al fresco: la stanza del retrobottega è esposta a nord e si sta molto bene anche d’estate. Spalanco le due finestre, dove Mayra ha sistemato delle provvidenziali zanzariere, e mi distendo sul letto. Lei mi raggiunge quasi subito con un bicchiere di succo d’ananas: la ringrazio e lo vuoto in due sorsi.
Non devo permettere alla malinconia di prendere il sopravvento.
- Siediti qua - le dico, indicando il letto. Obbedisce.
- Niente masajio? - mi chiede.
- No, per ora no. Stiamo un pochino insieme e basta.
- D’acordo. Hai volia di parlare?
- Sì, se non ti dà fastidio.
- Ma figurati se me dà fastidiu.
- Torniamo al discorso di ieri: ti stavo dicendo che voglio provare a rinunciare al sesso e tu mi hai rifilato uno sculaccione per questo.
- Ma no che no devi renunciare! Sei louco?
- Mayra, credevo di averti spiegato come stanno le cose e pensavo che tu avessi capito.
- Eh, ho capito! Ma no si può fare come dici te, sei troppo jovene. Devi farlo e basta.
- Scusa, ma che stai dicendo? Cioè, secondo te devo fare sesso tanto per farlo? Con la prima persona che capita?
- No, con la prima no. Bisogna sceglierla bene. Ora ci pensiamo su.
Mi viene da ridere, nonostante tutto.
- Mayra, non si tratta di scegliere o pensarci su: è una cosa che succede, oppure non succede. E se non succede, non ci puoi fare proprio niente.
- E alora spiegami te, visto che io da sola no ci arivo: cosa c’era di così speciale con Antonha che no puoi fare con le altre?
- Tutto, ma proprio tutto.
- Questa no è una risposta: è come dire che un gato è un gato perché è un gato.
- A proposito, come sta Gatu Felipe?
- Benisimo, grazie: gli ho fatto una cufieta nuova, più legera, per l’estate. Ma no cambiare argomento, rispondimi ala mia domanda.
- Provo a spiegarti. La cosa speciale era che con Antonia mi lasciavo andare completamente.
- In che senso ti lassiavi andare?
- May, è davvero imbarazzante parlarne. Io credo… sì, credo di essere bello in certi momenti. Lascio vedere quello che c’è di bello nella mia anima. Ma lo lascio vedere solo se mi fido di una persona.
- E quindi tu ti fidavi di Antonha?
- Sì. Mi sono fidato di lei fin dal primo momento e ho continuato a farlo per un bel po’, anche se lei mi ha tradito e ha rifiutato la mia proposta di matrimonio.
- E tu ti fidavi lo stesso.
- Sì, mi fidavo.
Scoppia in una risata argentina.
- Che fesakioto che sei, Manu.
- Hai ragione, sono un gran bel fesso.
- Comunque io mi credevo che è la mujer che si lassia andare in quei momenti, no il maskio.
- May, devi sapere che fin dall’inizio è sempre stata lei a prendere l’iniziativa con me. Io più che altro la lasciavo fare.
- Ma te quindi non facevi gnente?
- No, calma, non è che non facevo niente: qualcosa facevo anch’io. Anzi, a un certo punto sono cresciuto e ho incominciato a prendere il gioco in mano.
- Il joco in mano, Prins?
- È un modo di dire, May, - rispondo spazientito - e poi scusami, non è che posso entrare nei dettagli: sforzati di immaginare. Lo so che per te non è facile, ma non è mica colpa mia se tu non ne sai niente di queste cose.
Mi mordo la lingua.
- Scusami, non volevo offenderti.
- No ti escusàr, è la verdade. Però qualche film di sex l’ho visto anch’io, eh. Io credo che ho capito una cosa: a te, più che fare sex, ti piace farti fare le kuze.
Avvampo. Mayra ha fotografato in un clic quella “passività sessuale” che lo psicologo aveva a suo tempo fatto emergere come uno dei tratti peculiari della mia personalità, spiegandomene il perché e il percome con lunghi e inutili giri di parole (la cosa mi era evidente anche senza che me lo dicesse lui). Scopro adesso che non c’è nessun bisogno di pagare uno psicanalista, se si ha a che fare con Mayra.
- In un certo senso sì - ammetto.
- Va bèn, ma certe kuze le so fare anch’io - dice candidamente lei.
Tiro su la testa e la fisso ad occhi sbarrati.
- Mayra, non sai di cosa parli. Almeno spero.
- Perché, cosa ci sarebe di strano?
- Tutto! Sarebbe tutto strano e completamente assurdo. Io non riesco nemmeno a immaginarti mentre fai certe cose. Oddio Mayra, non farmi pensare che le facevi anche tu… E con chi poi?
Lei, sbrigativa, taglia corto:
- ‘Scolta, Manu: secondo me lei ti faceva dei masaji o roba del genere, no?
- Eh, più o meno.
- Be’, i masaji li so fare anch’io.
Mi riappoggio contro il cuscino con un sospiro di sollievo: per fortuna questa povera donna non ha capito niente.
- Sì certo, May, tu sei bravissima a fare i massaggi.
- E alora lo vedi?
Mi viene di nuovo da ridere.
- Ma vedo cosa? Dai, su, per favore, siamo seri: sono due cose completamente diverse.
- Lo so che non è proprio uguale, eh! Ci arivo a capirlo. Ma intanto un masajio è meglio che gnente, no?
- È molto meglio che niente, May. Molto, molto meglio.
- E non ti lassi andare quando ti masajio?
- Sì, May, effettivamente mi lascio andare. Mi piace, mi rilassa e mi tira su di morale. Se a te fa piacere farmeli, a me fa piacere riceverli e siamo a posto. Non c’è proprio bisogno che tu faccia… altre cose, ecco. Né con me né con nessuno.
- E alora comincia a contentarti di questo. Poi si vederà.
- Va bene, Mayra: massaggiami ancora, mi fa molto piacere.
Mi distendo, sfilandomi la maglietta. Lei ricomincia a massaggiarmi.
- I pantaloni no te li togli, Manu?
- No, è meglio di no. Se per caso torna Carlos…
- Va ben, ho capito. Ti masajo la schiena e la pancia.
Chiudo gli occhi e mi rilasso completamente. Rimango in silenzio per un po’, poi mi decido a farle una domanda che ho in mente da tempo:
- Ma a te non manca mai il sesso, Mayra?
Mi guarda stranita, come se le avessi chiesto una cosa profondamente stupida.
- Cosa mi deve mancare a me, Manu? Io ho tutto.
- In che senso?
- Ho un lavoro belisimo, un irmùn come Carlos che mi vuole un sako di bene, una casa bunita con un gato, un orto con le verdure, delle brave galine che fano i uovi tutti i giorni, un bel jardìn con tanti fiori, una cane come Bela, e perfino te nel mio leto! Io credo davero che sono la mujer più fortunata del mondo, Prins.
Improvvisamente gli occhi mi si riempiono di lacrime. Fingo un attacco di starnuti: lei mi porge un fazzoletto.
- Hai preso freddo. To’, metiti questo sialle di lana sulle spalle, che lì ho finito.
Mi avvolgo intorno al collo lo scialle di lana morbida che mi tende. Ha un vago odore di vaniglia o qualcosa di simile, un profumo dolce e oppiato.
- Comunque Manu, - mi dice comprensiva - se ti manca così tanto il sex, è fàsil: basta che torni a letto con Antonha.
Resto completamente spiazzato da questa uscita.
- No May, adesso non posso più.
- Perché? Lei non vuole?
- No, lei non mi ha mai detto di no come amante. Il fatto è che sono cambiato io. Lei mi ha umiliato, come uomo e come padre. Prima ero solo un ragazzo, poteva avere un senso che mi trattasse con superiorità, ma adesso…
Mi interrompe con insolita severità.
- No Manu, non aveva senso nemeno prima. Se eri pikolo, doveva trattarti come una mamàn, no sukiarti tuto e poi tratarti come una superiora e andare a leto con i òmini più grandi.
Non posso evitare di ridere di nuovo: la sua descrizione è molto buffa, anche se perfettamente calzante.
- May, la superiora è una specie di capo delle suore, e credimi, Antonia non ha proprio niente di una suora.
- Eh, m’imagino.
- Comunque, May, adesso proprio non riuscirei più a lasciarmi andare con lei. Potrei farci sesso, questo sì: c’è sempre stata una fortissima attrazione fisica fra me e lei.
- E io cosa ti avevo detto? Puoi farci sex.
- Mayra, allora non mi sono spiegato. Fare sesso senza sentimento, come ti ho detto prima, non è comunicare, è solo scopare. Non m’interessa, e soprattutto non m’interessa con lei, visto che l’ho amata davvero. È inutile, non capisci.
- Invece credo che ho capito, Prins: a te ti manca che no puoi più farle vedere quella beleza che ci hai dentro.
La guardo stupito: ha colto perfettamente il punto.
- Esatto, Mayra. Io non intendo più assolutamente farle vedere quello che c’è di bello in me: lei lo ha visto e lo ha disprezzato. Quindi basta, discorso chiuso.
- È justo così, Manu. Però ti manca tanto farla vedere a qualcuno, quella beleza che ci hai dentro. Per questo volevi farla vedere a Janni, che ti vede belissimo di fuori.
Faccio segno di sì con la testa.
- Hai bisonho di trovare una persona che ti fidi, Prins.
- Eh, ma non c’è. Speravo di averla trovata in lui, ma sono solo uno stupido. E non ce n’è nessun’altra.
- Proprio nesuna?
Sto per rispondere “nessuna”, ma mi blocco all’improvviso e alzo lo sguardo.
- Cioè, in realtà ci sarebbe, ma…
- Ma?
- Ma non si può.
- E se non si può, paciencia.
Rimango in silenzio per alcuni secondi, poi le rivolgo la più idiota delle domande:
- E quindi come facciamo?
Si stringe nelle spalle.
- Spetiamo che ariva quela persona, Manu, e intanto faciamo altro.
Mi rilasso di nuovo e tento di non pensare più a niente. All’improvviso il mio cellulare squilla.
- Prinsy, te lo spengo, se no no puoi rilasarti.
Balzo a sedere sul letto.
- No, per carità, non spegnerlo: da’ qua.
Mayra, sospirando, me lo porge. Il cuore mi dà una botta di gioia quando vedo il numero.
Resisto alla tentazione di rispondere e fisso ipnotizzato il display, ascoltando gli squilli ed attendendo il bip finale che mi conferma che c’è un messaggio in segreteria. Intanto Mayra si è seduta con le mani intrecciate in grembo e mi guarda con aria rassegnata.
- No lo scolti, Prins?
- Sì Mayra, adesso lo ascolto.
- Adeso quando?
- Adesso.
- Ah, ho capito, vuoi che vado via io.
- No May, per favore, resta. Questo messaggio potrebbe essere l’ultimo e farmi molto male: perciò preferisco che ci sia tu al mio fianco.
- D’acordo, Manu. Dai, skiacia il pulsante.
Premo con dita esitanti il pulsante e metto il cellulare in vivavoce, in modo che senta anche Mayra.
- Emmanuel, - esordisce una voce insolitamente calma e controllata - io non so più cosa fare. Se tu non mi parli e non mi dai la possibilità di spiegare, io non posso farti capire come stanno le cose. Non è come sembra, credimi. Ti prego di rispondermi. Vorrei incontrarti per chiederti scusa e per spiegarti tutto. Ti prego, dammi questa possibilità. Un grosso bacio, amore mio.
Clic.
Rimaniamo entrambi in silenzio. Poi è Mayra a parlare.
- Sembra sinseru, Manu.
Annuisco lentamente.
- Sì, lo so, May: Gianni sa fingere molto bene. Altrimenti non ci sarei cascato come un pollo.
- Eh ma no mi pare che fa finta.
Un altro silenzio.
- Forse devi provare a parlarci, Prins, perkè ci stai tropo male e io non riesco a fare gnente per te.
- Non è vero, Mayra, tu sei importantissima per me e riesci sempre a farmi stare meglio.
- Melio sì, ma no bene. Provaci a parlare con lui, male che vada gli chiudi te la porta in facia, se ti ofende di nuovo.
Rimango a fissare il cellulare. Poi lo appoggio sul comodino e mi distendo di nuovo sul letto.
- Ci penserò, May. Ora, per favore, finisci il massaggio.
- D’acordo.
Ricomincia a massaggiarmi.
- Lo sai che sei molto più rilasato adesso? I muscoli sono molto più morbidi.
- Sì, lo so.
Mi sento come se stessi annegando in una piscina di miele, tanta è la dolcezza di quel contatto ristabilito.
Gianni è tornato a cercarmi.