venerdì 18 luglio 2025

2.3. Tre giorni senza Gianni (...ma con Mayra e le sue erbe!)

- Tajète Redcèri.

Mayra si siede sul letto, apre il catalogo e me lo mette trionfalmente sotto gli occhi.

La foto raffigura un magnifico cespuglio di Tagete Red Cherry, con fiori opulenti di un intenso color ciliegia scuro. Leggo sul catalogo che questa varietà si distingue per la sua ininterrotta fioritura da inizio estate fino ai primi freddi dell’autunno.

- È davvero spettacolare - confermo.

- Va bene nei bordi dei jardini e anche nei balconi, sta benisimo dapertutto. E poi, Prinsy, è facilisima da coltivare: è bunita e adatta a tutti, anche ai prinsipianti.

- Approvato, May: sarà il nostro prossimo ordine.

- Sì, lo facio domani matina, ma poi volio anche seminarla. I semi si mettono coperti da marzo ad aprile oppure diretamente in terra alla fine di aprile o inizio majio. Poi bisonha diradare i semenzali o trapiantarli con un spassio di quindici-venti centimetri tra una piantina e l'altra…

Interrompo il suo appassionato flusso di coscienza botanica con un’obiezione qualunque.

- Però il Tagete non è una pianta perenne: a te non piacciono le piante annuali.

- No è che no mi piaciono, è che mi affeziono e mi dispiace che muoiono. Però certe volte col clima justo sopravivono. Vediamo cosa posso fare con la serra, magari ci riesco, come con le surfinie… Ne sono sopravivute tante.

- Se non ci riesci tu, Mayra, non ci può riuscire nessun altro.

- Esajerato.

- Non sono affatto esagerato.

Sbadiglio.

- Hai sonno? Vuoi che vado via?

- No, resta per favore. Non ho sonno: è che questo caldo mi stanca, e poi oggi ho faticato un po’ a spostare i vasi degli agrumi: Carlos aveva altro da fare.

- Potevi chiamarmi.

- Ma no, May, un po’ di esercizio fisico mi fa bene: sto diventando un rammollito, guarda qua, non c’è più traccia di addominali.

Alzo la maglia del pigiama e mostro quel che resta delle mie vecchie tartarughe.

- No è mica tanto male quelo che vedo, Prinsy…

- Macché, faccio schifo rispetto a un tempo: dovrei tornare in palestra, ma alla fine cosa ci vado a fare? Non faccio più le foto con Gianni.

- Però le fai con quel altro fotografo, Guido.

- Sì, ma lui mi fotografa quasi sempre vestito. Non è che mi servano a molto gli addominali, con lui.

- Melio così, che nudo no andavi mica bene.

- Mayra, - sbotto - non so più come dirtelo: non ero nudo. Non mi sono mai fatto fotografare nudo da Gianni, okay? Anzi, più in generale, Gianni non mi ha mai visto nudo.

- Eh ma ci avevi solo le mutandine adosso. Le ho viste le foto, sai?

- Certo che avevo le mutande, era un servizio fotografico per l’intimo maschile! Eccheccazzo.

- Ma perkè ti arabi, Prinsy?

- Scusa, sono di cattivo umore.

Mayra sospira.

- Sei sempre di cativo umore, Manu.

- Non sempre, ma spesso.

- Eh, moltisimo spesso.

Si alza e fa cenno a Bella di seguirla.

- Meto fuori Bella che deve fare i suoi bisonhi. Ieri li ha fatti sul tapeto.

- Colpa mia: mi sono dimenticato di portarla fuori.

- Sei distratto, Manu.

- Sì, hai ragione, sono distratto.

Sospira di nuovo ed esce, seguita da Bella.

Rimasto solo, nella piacevole penombra della mia stanza, rimugino sul senso del mio malessere. Non mi è difficile capire da cosa deriva: è un confuso senso di allarme generato dal fatto che da tre giorni non ricevo più telefonate da Gianni. Era scontato che prima o poi si stancasse, visto che non gli rispondo mai, ma sotto sotto speravo che la cosa continuasse come una specie di gioco che in qualche modo ci teneva in contatto. Mi manca moltissimo, ma non posso permettermi di abbassare la guardia: lo avevo fatto, e all’improvviso mi è arrivato un cazzotto in piena faccia che mi ha lasciato tramortito per settimane. Sapevo di essere innamorato di Gianni, ma non immaginavo di poterci stare così male. Anche adesso respingo l’idea di poter soffrire per una persona che si è atteggiata a maestro di vita, estorcendo la mia stima e la mia fiducia, per poi ripagarla con una volgarità di cui non lo credevo capace. Davvero, collegare Gianni con l’idea della volgarità era per me qualcosa di impensabile: lui così fine, colto, ironico, elegante… Eppure la sua proposta è stata di una inaudita volgarità, tanto che mi è venuto da vomitare per lo sdegno, lo shock e il disgusto. Non avrei più potuto vederlo dopo quelle parole, lo sapevo bene: e infatti non solo non l’ho più rivisto, ma non ho più comunicato con lui. Eppure, nonostante tutto, quelle sue telefonate quotidiane alle quali non rispondevo, quei suoi messaggi disperati in segreteria, mi scaldavano il cuore e me lo facevano sentire ancora vicino, nell’unico modo purtroppo possibile. Del resto, non è vero che io non comunicassi con lui: comunicavo in modo fin troppo eloquente attraverso il mio silenzio.

Ora perché ha smesso di cercarmi?

Come si suol dire, se ne sarà fatto una ragione e avrà puntato verso altri lidi, il che mi conferma che non mi amava veramente. Mi domando come abbia potuto simulare così bene, come abbia fatto io a cascarci come un salame, e anche per quale diavolo di motivo lui non mi abbia portato a letto, visto che non si trattava di niente di serio; lo dice lui stesso che riesce a fare sesso solo con le avventure occasionali: bene, a quanto pare io non ero niente di più, e allora non capisco perché mi abbia, per così dire, risparmiato.

Nel frattempo mi sono visto “Il bell’Antonio”, il vecchio film interpretato da Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale, e ho capito un po’ di cose sul conto di Gianni. Cioè, più che altro ho capito che mi ha mentito, perché lui per me non provava niente di simile.

Mayra rientra con Bella. La sua vista mi conforta: lei sì mi scalda il cuore, perché sono assolutamente certo del suo affetto.

- Mi fai uno dei tuoi massaggini? - le chiedo con il tono di un cucciolo afflitto. Quel tono ha sempre l’effetto di farla sciogliere come il burro, per cui sono certo della sua risposta affermativa.

- Certo che stai diventando ben vissiato, te…

- Hai proprio ragione.

Mentre lei va a prendere l’olio da massaggio, mi distendo sul letto a pancia in giù, con le braccia incrociate sotto la fronte. Mayra è di ritorno e incomincia a massaggiarmi, partendo come sempre dalle spalle.

- Il collo è tuto rigido.

- Sì, sono teso e nervoso.

- Rilasciati.

- Si dice rilassati, May.

- E va ben, alora rilasati.

- Non mi chiedi perché sono così teso?

- No, perkè lo so già.

- Ah sì? E cosa sai?

- Che ti manca il sex.

- May, mi dispiace, ma non hai capito niente.

- No?

- No. La fai troppo semplice.

- Ah la facio semplice. Perché invece com’è?

Sbuffo spazientito.

- Non è il sesso che mi manca. Se fosse così, scusami se te lo faccio notare, non credo che avrei grosse difficoltà a soddisfare le mie esigenze.

- Certo che no, perché sei bunito. Nesuna mujer ti direbbe di no.

- Ora non esageriamo, però diciamo che non mi sarebbe difficile trovarne una, o anche più di una.

- O anke un òmo.

- Anche.

- E quindi?

- E quindi lo vedi che non è così.

- Alora spiegami.

- È difficile spiegartelo. Il fatto è che il sesso di per sé non è gran che, se non serve per comunicare con una persona. Non m’interessa, non mi è mai interessato neppure da ragazzo.

- E alora non puoi comunicare in un altro modo?

- No, Mayra, è questo che non capisci: quello che mi manca è proprio questo tipo di comunicazione.

- Apunto: allora lo vedi che avevo rajone, ti manca il sex.

- Sì ma cazzo, il sesso per comunicare, non per fare sesso! Ci vuole tanto a capirlo?

- Ho capito, Manu, ma se vuoi comunicare con il sex hai bisonho del sex. Ci vuole tanto a capirlo?

- Oh cavolo May, non riesco proprio a spiegarmi. Siamo sempre lì: se non le hai mai fatte, queste cose, come puoi capirle?

- No lo so, Prinsy, ma se mi spieghi melio forse capisco.

Sospiro.

- Allora Mayra, ti basti sapere che è una cosa talmente rara che io l’ho provata solo con Antonia, anche se a volte mi è sembrato di poterla provare anche con un paio di altre persone. Però la vera comunicazione l’ho avuta solo con lei. È l’unica donna alla quale io abbia concesso tutto me stesso, anima e corpo.

- Solo a lei?

- Sì, solo a lei. Con lei non fingevo e non recitavo, ero sempre me stesso, anche a letto. È proprio questo il problema: io sono stato così solo con lei.

- Insoma Prins, hai paura che non ti sucede mai più con nesun altro.

- Sì, è proprio così, Mayra. Ho paura che non mi succeda mai più.

- Questo l’ho capito. E pensavi che ti sucedeva di nuovo con Janni.

- Sì, perché lui diceva di amarmi. Quella notte che abbiamo trascorso insieme senza fare nulla, stando solo abbracciati, ho sentito che stavamo comunicando in un modo profondissimo… Insomma, mi sono davvero illuso. Ma mi sbagliavo: lui mi ha chiuso la porta in faccia nel più brutale dei modi, e io adesso mi sento malissimo.

- Perkè ti manca lui, no il sex.

- No, non solo: sto male anche perché sono preoccupato. Il risultato è che ora non riesco più a fare sesso con nessuno, e tu capisci che è davvero un po’ troppo presto alla mia età. Insomma, io ci sto provando a farne a meno, ma non so se sarò in grado di riuscirci, ecco tutto.

- Ma no ci devi provare proprio per gnente, Manu! - esclama sdegnata Mayra, dandomi un poderoso sculaccione.

- Ahia! Stai diventando manesca, May.

- Sì, skusame, mi lassio trassinare dal entusiasmo.

- Certo che se li tratti così, i maschi…

- Io no li tratto proprio, i maski: te sei un’ecessione. Ti ho fato màl?

- Un pochino. Ora massaggiami piano e con dolcezza per farti perdonare, eh?

- Il sederoto?

- Certo: è a lui che hai dato un ceffone.

- D’acordo. Va bene così?

Sì, va davvero bene: mi sto di nuovo eccitando, in aperta contraddizione con le mie affermazioni sull’impossibilità di fare sesso. Ma resto sdraiato a pancia in giù e non le dico nulla: non si accorgerà di niente.

- È perfetto. - le dico - Speriamo che non arrivi Carlos.

- Cosa c’entra Carlos?

- Eh, c’entra.

- Mi sa che è proprio qui.

Si sentono i passi pesanti di Carlos sulla ghiaia.

- Basta, continuiamo un’altra volta.

- Ma perkè?

- Va bene così, dammi retta.

Mi alzo di colpo dal letto e mi infilo velocemente la maglietta e i jeans. Quando la maniglia della porta gira io sono seduto con l’aria più innocente del mondo su una delle due sedie impagliate azzurre di fronte al tavolino, intento a sfogliare un catalogo con Mayra, seduta di fianco a me.

- Ciao ragazzi, - esordisce Carlos - cosa state guardando di bello?

- I tajète! - risponde Mayra con entusiasmo. Confermo con un convinto cenno del capo.

- Sì, Mayra ha scoperto una varietà spettacolare.

Carlos va in cucina e prende una birra dal frigo, la stappa e la beve direttamente dalla bottiglia, da vero uomo. Poi si siede sul letto.

- Come va con il nuovo fotografo? - mi chiede.

- Abbastanza bene, ma non benissimo. Voglio dire, le foto che mi faceva Gianni erano molto più particolari, le riviste di moda le preferivano. Insomma, guadagno così così.

- Non ho ancora capito cosa è successo con Gianni.

- È un po’ difficile da spiegare, Carlos. Abbiamo litigato, mi ha offeso.

- Se ti ha offeso hai fatto bene a mandarlo a stendere. Però il punto è che guadagni di meno.

- Diciamo che non è l’aspetto più spiacevole della faccenda, almeno per me. Per fortuna riesco a tirare su qualcosa come aiutante e socio di Bruno.

- Meno male, Principe: il vivaio vende un po’, ma non abbastanza.

Mayra, punta sul vivo, replica:

- Irmùn, devi darmi tempo! No è che in pochi mesi posso fare miracoli, eh.

- Figurati, May: tu stai facendo anche troppo. Non è mica per noi due che mi preoccupo, ma per il Principe, che deve restituire il prestito ai suoi.

Mayra abbassa lo sguardo per un attimo, ma subito lo rialza decisa.

- Io un’idea ce l’avrei.

- Che idea, May? - le chiedo incuriosito.

- Ecco Prinsy, ci hai presente quele piante che la jente se le fumano?

- Vuoi dire il tabacco?

- Makè tabaco. Io dico quele che dopo uno si sente tutto strano.

Carlos e io ci guardiamo sbalorditi.

- Vuoi dire la cannabis? - azzardo, incredulo.

- Vuoi dire la marijuana? - mi fa eco Carlos.

- Sì, credo che si kiama così. Insoma Prins, è inutile che mi guardi con quei oki da galina, no è mica veleno!

- Occhi da gallina?!

- Sì, perkè? Tuti tondi che sembrano dele palline di vetro colorato.

Carlos scoppia a ridere.

- Mayra, - le dico stizzito - le galline non hanno gli occhi blu! E poi i polli gli occhi ce li hanno di lato, non tutti e due davanti, senza contare che l’espressione delle galline…

- Manu, ‘scolta - mi interrompe sbrigativa, per nulla interessata all’espressione delle galline - Hai presente il libro di quela mujer che mi hai regalato?

- Santa Ildegarda?

- Sì, quela che le ricette delle piante gliele racontava di notte un anju, che poi kisà chi era per davero. Be’, lei dice che quel erba là fa bene a la salute. E alora che male c’è?

Sospiro, cercando di non perdere la pazienza. Carlos continua a ridere.

- Mayra, non è questione che sia bene o male: è il-le-ga-le. Se ci beccano ci denunciano.

Mayra, sorprendentemente, alza le spalle, per nulla impressionata.

- Legàl no vuole mica dire justo, Prinsy. La polissia e i judici di solito condanano i inocenti, mica i colpevoli. Quindi basta che lo faciamo di nascosto.

- Mayra, ma cosa dici?

- No ti preocupare, Manu, facio tuto io. So dove nasconderle, quele piante: le nascondo così bene che nemeno te riesci a trovarle. Anzi guarda, no te lo dico neanke, dove sono. Quindi per te è come se no ci sono, va bene?

- Ma no che non va bene! E poi, anche se fosse, a chi le vendiamo? Io non so a chi smerciare quella roba!

Carlos smette di colpo di ridere.

- Principe, ti dirò, l’idea di mia sorella non è per niente male, sai?

- Eh?

- Frequentando Michelle ne ho conosciuta parecchia, di gente interessata a “quella roba”, come la chiami tu. Perciò, per me è sì.

Ingoia l’ultimo sorso di birra, si alza dal letto e mi fa un cenno di saluto.

- Ci vediamo dopo, vado a mettere al coperto i vasi: minaccia un temporale.

Resto a bocca aperta. Ricambio meccanicamente il cenno di saluto, mi alzo e mi lascio di nuovo cadere sul letto.

- Voi due siete pazzi - dico.

Però, ripensandoci… se perfino Ildegarda ci dà la sua benedizione…

Mayra osserva dalla finestra Carlos che si allontana, tira la tendina e si siede sulla sedia accanto al letto.

- Guardiamo un catalogo?

- E va bene, guardiamo un catalogo.

Il mio cellulare squilla: balzo istintivamente a sedere e lo afferro, osservando il display.

- Prinsy, cosa ci hai? Sembra che ti ha morso un serpe.

Il mio cuore si contorce per la delusione.

- È Bruno - dico tetro.

Premo il tasto del cellulare e mi preparo ad ascoltare la voce squillante di Bruno.

- Pronto, Manuèl?

- Ciao, Bruno.

- Ti va di venire a vedere quelle casette di Albugnano domani?

- D’accordo: dove ci troviamo?

- Davanti al mio ufficio alle nove. Va bene?

- Benissimo, Bruno: a domani.

- Ciao, neh!

Bruno riattacca. Appoggio desolato il cellulare sul comodino.

- E ben?- chiede Mayra - No ti fa piacere che ti ha chiamato Bruno?

- Ma sì, certo che mi fa piacere… È solo che…

- È solo che no è Janni.

Accenno ad un sì con la testa. Il mio cuore è pesante, ho voglia di dimenticare tutto dormendo. Mayra, che ovviamente ha capito il mio stato d’animo tenta di distrarmi:

- Hai ancora volia di parlare, Manu?

- No, adesso no, May. Era un discorso interessante, ma continuiamo domani.

- D’acordo. Alora una fettina di dolce?

- Sì, grazie, quella sì.

- Te la porto.

- Mi stai mettendo all’ingrasso, May.

- Eh, hai volia a ingrasare tu, con quel pancino così lissio…

Sorrido pallidamente e appoggio la nuca sul cuscino, fissando il soffitto.

 

 

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