(Milano, Giugno 1998)
- Eccomi, Gianni: sono pronto per andare.
- Addirittura in anticipo, tesoro! Meglio così, avremo più tempo per noi. Mi metto la giacca e partiamo subito.
- Con che macchina andiamo?
- Ma che domande, cucciolo: con la Smart. Altrimenti come faccio a fotografarla?
- Ah, pensavo che fosse già sul posto.
- E come ci sarebbe arrivata? Con la forza del pensiero? No, sono andato a prenderla personalmente io ieri pomeriggio alla concessionaria: è parcheggiata a pochi metri da qui, non l’hai vista?
- No Gianni, non ci ho fatto caso. Del resto si mimetizza facilmente, è solo mezza macchina.
- Oh, ancora con questa storia della macchina segata in due… Ti piacerà, vedrai.
- Ne dubito, non è il mio genere.
- In effetti il tuo genere è più tipo vecchio fuoristrada un po’ scassato.
- Scassato un corno! Il mio Suzuki è in perfetta forma.
- Massì, dai, scherzavo. Non prendere tutto sul personale…
- Mah, insomma. Non mi pareva che stessi scherzando.
- Tesoro, lo sai che mi fa impazzire vederti arrivare in groppa al tuo vecchio e fedele destriero: sei il mio cavaliere preferito, ogni volta che freni sotto la mia finestra mi dai un brivido di emozione.
- Quando hai finito di prendermi per il culo mi avvisi?
- Ma figurati sei prendo per il culo il mio marmottino! Magari potessi… Ma sappiamo entrambi che non è possibile e ci amiamo lo stesso.
- Sì vabbè. Ma la sorpresa che mi dicevi?
- Ci aspetta al bar qui sotto, amore mio. Vieni, resterai a bocca aperta.
(Scendono le scale. Rumore di automobili e di traffico cittadino. Entrano al bar).
- Here we are, Aaron: are you ready to go?
- Yes, sure.
- Emmanuel, ti presento Aaron. Aaron, this is Emmanuel.
- Nice to meet you, Emmanuel.
- Be’, cucciolino, non lo saluti?
- Io... sì, certo. Hi, Aaron.
- Shall we go?
- Let’s go.
- I'll pay the bill, you can start going. Wait for us out here and follow our car.
- Okay.
(Aaron esce, Gianni paga il conto ed esce con Emmanuel).
- Aaron ci segue in moto: la Smart Fortwo, come dice il nome, è solo per due persone. Del resto è una splendida giornata di sole e lui ha una Yamaha YZF-R1 che è la fine del mondo. La benzina gliela pago io, ovviamente.
- Capisco.
- Vieni, sali in macchina: ti va di guidare o preferisci che guidi io?
- Guida tu, Gianni: io a malapena ci entro, in questo coso.
- Esagerato.
(Avvia il motore e partono. Rombo della Yamaha alle loro spalle. Qualche minuto di silenzio).
- Allora, tesoro, hai perso la lingua? Che mi dici della sorpresa?
- Sono senza parole, Gianni: è un figo spettacolare.
- Vero che è da brividi? È un Métis canadese, per la precisione un Menominee, della famiglia degli Algonchini per interderci. Sai, loro sono famosi per alcune loro tradizioni di una bellezza folle: per esempio, una volta all’anno due vergini sposano le reti da pesca.
- In che senso le sposano?
- Ritualmente, cucciolo: e come se no? Le reti da pesca, che io sappia, non hanno organi sessuali. Poi coltivano il mito dell’eroe Gluskap, che liberò le acque sequestrate dal drago.
- Fanno uso di stupefacenti?
- I loro sciamani certamente sì, come tutti gli stregoni.
- No, io dico in generale: raramente in vita mia ho sentito delle cose più demenziali.
- Non ti rapisce il fascino di queste antiche tradizioni?
- No, non mi rapisce.
- Che cuore duro che hai, amore: del resto, lo sapevo già. Ad ogni modo non è tutto qui: fanno disegni geometrici simmetrici, per esempio doppie spirali, e la loro cultura è incentrata sulla scorza di betulla.
- Davvero emozionante.
- Tutto ciò comunque non giustifica la permanenza nelle riserve del Canada di uno gnocco stellare come Aaron. È di una bellezza da suicidio. Guardalo adesso nel retrovisore: effetto Daniel Day-Lewis ne “L’ultimo dei Mohicani”, ferma il cuore in petto.
- Già. Davvero mozzafiato.
- E quindi ha pensato, giustamente, di tentare la carriera di fotomodello ed è venuto a Milano. Io, appena ho visto il suo book, ho telefonato all’agenzia e ho detto senza mezzi termini: “Questo ragazzo è mio”. Figurati se mi lascio sfuggire un’occasione del genere: questo buca lo schermo, straccia l’obiettivo.
- Indubbiamente. Posso sapere, quindi, che bisogno avevi di me oggi?
- Amore marmottino, ma cosa mi fai, il sostenuto e l’offeso? Sei arrabbiato con me perché c’è un altro bellissimo nella mia vita?
- Gianni, ti ho semplicemente fatto una domanda e gradirei avere una risposta: a cosa servo io oggi? O se preferisci: mi hai fatto venire qui solo per farmi vedere la tua ultima conquista?
- E se anche fosse? Adoro condividere con te le mie cose, lo sai.
- Ti ringrazio, ma alcune cose ti prego di tenertele per te.
- Cucciolo, su, non farmi quel musetto brutto…
- Una volta me lo chiedevi tu, di farti il musetto “brutto brutto”.
- E infatti mi piace ancora da impazzire! Non ti dico cosa le farei, a quella boccuccia capricciosa.
- Proprio niente, direi, a giudicare dalla notte che abbiamo trascorso insieme.
- Oh, quella notte… Cucciolo caro, non posso dimenticarla. Ma questo accade perché ti amo: se non ti amassi ti farei le peggio cose, credimi.
- Curiosa logica, ma vabbè, faccio finta di crederti.
- Non è affatto curiosa. Mi sa che tu sei troppo giovane per avere visto un film di tanti anni fa, “Il bell’Antonio”, tratto da un romanzo di Brancati: se lo avessi visto capiresti molte cose.
- No, non l’ho visto: lo cercherò da qualche parte e me lo guarderò con calma.
- Ma veniamo al dunque. No, amore, non ti ho fatto venire qui solo per esibire la mia ultima conquista, come la chiami tu: tu sei e resti il mio marmottello preferito, per cui oggi farai delle foto insieme ad Aaron.
- Cioè, fammi capire: tu penseresti di mettere in campo due ragazzi alti uno e novanta per sponsorizzare una city car grossa quanto un topo?
- Sì, tesoro!
- Ma che senso ha? È una cretinata, scusa se te lo dico: un tizio fighissimo con un fisico spettacolare va in giro su una Yamaha, esattamente come fa lui, non su una Smart! E per di più con un altro ragazzo? E cosa ci fanno esattamente due come noi insieme su una Smart?
- Ma non capisci? È una trovata pubblicitaria formidabile! È proprio quello che si domanderanno tutti: “ma che diavolo c’entrano questi due con la Smart?” E cominceranno a formulare le ipotesi più fantasiose, approdando poi alla più ovvia: sono gay e sono lì per farci sesso. E il gioco è fatto.
- Cosa? Ma ti ha dato di volta il cervello? Due così alti che fanno sesso in una Smart? Ma non ce la potremmo fare neanche reclinando il sedile, dai, che cazzata.
- Sì, tesoro. È proprio l’assurdità la chiave di tutto: tutti penseranno alla fatica terribile che faranno quei due poveri ragazzi per spogliarsi a vicenda lì dentro, strappandosi gli abiti a morsi e sbattendo i gomiti contro tutti gli spigoli, e ne dedurranno che solo una passione erotica cieca e travolgente può spingerli ad abbattere tutti quegli ostacoli.
- Oppure, più semplicemente, ne dedurranno che se ne vanno a scopare in un motel e stop.
- No, tesoro, perché non ce la fanno a resistere: ormai l’urgenza della passione li ha travolti. Insomma, una pubblicità del genere non potrà certo passare inosservata. E poi giocheremo molto sull’ambiguità: lui così nero e tenebroso, un giovane bellissimo demone, che tiene avvinghiato un angelo biondo indifeso con un musetto brutto brutto…
- No senti, Gianni, io questa cazzata non la voglio fare: pensa un po’ se la vedono i miei o Antonia…
- Guadagnerai un bel po’ di soldini, amore mio.
- Eh pazienza, vorrà dire che farò il muratore ancora per un po’. Non mi va di prostituirmi.
- Gioia, ti prego: non darmi questo dispiacere… Ho già in mente tutto il servizio fotografico, scatto per scatto. Ci tengo tanto, sai? Per me è una grossa opportunità di carriera. E il posto dove stiamo andando è fantastico, ti piacerà moltissimo.
- Gianni, cazzo, mi stai chiedendo veramente troppo…
- Marmottino -ino -ino…
- E va bene, non mi va di deluderti.
- Ti amo, cucciolo.
- Eh, anch’io ti voglio bene, altrimenti ti avrei già mandato a stendere.
- Ah, una cosa: Aaron non parla italiano, per cui dovrò rivolgermi a voi due in inglese.
- Non è un problema, lo capisco benissimo.
- Se dobbiamo dirci qualcosa di personale possiamo farlo in italiano, tanto lui non ci capisce un’acca.
- D’accordo.